Il primo fine settimana di autunno un’estate infinita che genera in me scompensi e dubbi esistenziali, mi ha vista fare anda e rianda nel capoluogo toscano – e nello specifico in uno di luoghi che più adoro, il complesso delle Murate – per un evento che aspettavo in gloria da agosto, la quarta edizione di Firenze RiVista.
Ma che è Firenze RiVista?
È un festival letterario – a ingresso libero – che nasce dal basso, nel 2015. Inizialmente l’accorgersi della presenza, in Toscana, di tantissime riviste culturali, poi l’idea di organizzare qualche presentazione per farle conoscere, e infine il coraggio di farsi il culo e creare un vero e proprio festival ad esse dedicato, che rendesse giustizia al fermento culturale indipendente, alle amicizie nate tra le persone e alla voglia di condivisione delle idee. Tra le fondatrici c’è Silvia Costantino, che è un po’ un certificato di garanzia: se c’è il suo zampino state sicuri che la qualità non manca. E infatti anno dopo anno Firenze RiVista è cresciuto, ha avuto il patrocinio dal Comune e dall’Università di Firenze e il contributo dell’Estate Fiorentina, accoglie riviste da tutta Italia e da quest’anno una mini fiera del libro. Qui il link del sito ufficiale dove potete dare una sbirciata a riviste e case editrici che hanno partecipato.
Dai, smettila di fare la seria e dicci di più.
Ok, Firenze RiVista è una figata pazzesca. Io bimbi non mi aspettavo un programma così denso, variegato e interessante, la prima cosa che mi è venuta in mente sabato è stata: ma è un festival letterario VERO! E guardate che non è semplice, soprattutto se non ci sono i big money. Però ecco la cosa che mi fa star bene è che c’è chi ha voglia di spaccarsi ammerda per tirare su una manifestazione del genere, portare ospiti e creare un filo conduttore credibile, quest’anno il tema era MUTAZIONI (sociali, linguistiche e culturali) e incontri e workshop hanno spaziato tra le tematiche più disparate, ce n’era davvero per tutti. E poi l’intento di coinvolgere i gggiovani è riuscito alla grande, le Murate pullulavano di evidenti under 30 vestiti in maniera adorabile e che hanno preso parte attivamente agli eventi. Così la Piazza delle Murate con il Caffè Letterario e gli spazi del complesso hanno tenuto insieme in totale armonia gli elementi cardine di tre giornate di successo: tavoli colorati, birrini, protagonisti della scena culturale che si ritrovano in drappelli e chiacchierano felici, alberi, biciclette, spazi urbani sociali e culturali, architettura di recupero, accanita guerra fra borse di tela (la vincitrice indiscussa è l’anziana con la borsa con il lama rosa ed altri elementi meravigliosi perfettamente abbinata alle sue sneakers), presentazioni mega interessanti che ti arricchiscono e ti mettono in moto la materia grigia, e i banchini delle riviste e degli editori dove spulciare la qualsiasi e farti intrigare da mondi sconosciuti.
E nel concreto, cosa hai fatto?
- Ho rivisto un’amica che non vedevo da mesi e con cui ci eravamo date un romantico appuntamento proprio a Firenze RiVista; abbiamo bevuto birra e ci siamo messe in pari con i rispettivi disagi.
- Insieme abbiamo partecipato all’incontro “Gli esordi letterari”, in collaborazione con il Premio Calvino, “segnalatore di mutazioni direzioni in cui va la scrittura”, con Vanni Santoni e Teresa Ciabatti, entrambi in giura, moderato da Chiara D’Ippolito, ufficio stampa del Premio (e questo vorrei raccontarvelo in un altro post).
- Ho scambiato abbracci, sorrisi e chiacchiere con tante persone che non vedevo da un bel po’, conosciute di nuove (bevendo altra birra), e pensato a quanto è bello avere trent’anni, perché siamo tutti così meravigliosamente instabili e funambolici che ci teniamo insieme a vicenda scambiandoci confessioni pericolose su progetti e sogni. E per me è uno stimolo continuo.
- Ho ascoltato Giulia Blasi e Beatrice de Vela, moderate da Matteo Pascoletti, raccontare la campagna #quellavoltache, diventata un libro che raccoglie le testimonianze di persone vittime di abusi e i cui proventi verranno devoluti interamente alla Casa delle Donne di Roma. Tema attuale e che deve rimanere tale.
- Ho sognato l’Olanda di The Passenger grazie a Marco Agosta e Antonio de Sortis. The Passenger è il nuovo progetto editoriale dei tipi di Iperborea, una di quelle cose per veri invasati della carta stampata che non vedo l’ora di essere meno poverah per avere tra le mani.
- Non ho partecipato ad almeno altri quattro incontri che mi sarebbero interessati abbestia, ma ho passato un po’ di tempo fra gli stand a fare whish list mentali e applausi silenziosi.
- Mi sono fatta fare foto davanti ai roll-up manco fossi alla #MFW (grazie, Diana!).
Puoi finire questo post, cortesemente?
Sì, avete ragione, ma è stato tanto tanto bello, perché tornare a un Festival Letterario dopo tanto mi ha riempito il cuore e la testa, e non c’è niente da fare, a me queste cose mi fanno stare tanto bene.
B.
ho visto anche io Gli esordi letterari : Vanni mi è piaciuto un sacco. E anche il tuo articolo 🙂
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Ma grazie mille! E sì, ascoltare Vanni è sempre una figata.
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“ho pensato a quanto è bello avere trent’anni, perché siamo tutti così meravigliosamente instabili e funambolici che ci teniamo insieme a vicenda scambiandoci confessioni pericolose su progetti e sogni.” Semplicemente perfetta.
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Funambolismo dei trent’anni state of mind! Maggica ❤ ❤ ❤
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